mercoledì 13 gennaio 2016

(S)blocchi esistenziali complicatamente indecisi

Eternamente indecisi, ma eternamente in movimento
L'autrice 
Vi è mai capitato di iniziare a scrivere qualcosa e bloccarvi? Un tema, un articolo, un biglietto di auguri, la lista della spesa; non importa cosa fosse, fatto sta che arriva un momento in cui la testa sembra vuota e dove pare che ogni pensiero sia scappato via come un uomo davanti alla prospettiva di un pomeriggio di shopping durante il mese dei saldi. Non si capisce bene se sia per colpa di troppe paranoie che affollano la testa o di una mancanza di idee, ma all’improvviso ogni frase che si prova a mettere nero su bianco assume un tono neutro e inadeguato, come se nonostante la grammatica perfetta ci fosse qualcosa che non funzionasse. Il problema è che questo dannato qualcosa non si aggiusta spostando una virgola o rispolverando un sinonimo che nemmeno Dante Alighieri userebbe, ed il secondo problema, che viene inesorabilmente in coda, è che nonostante le pause, le sigarette ed i minuti di riflessione non si viene a capo di quale sia la causa di questo male. Non che le cose da dire manchino, non che non si sappia scrivere, però tutt’a un tratto qualsiasi insieme di parole sembra stupido ed irrilevante e ci si rende conto che non è la scrittura ciò che non torna, ma il suono delle proprie parole mentre le si rilegge. Si vuole scrivere, si conosce esattamente l’argomento di cui si vuole parlare, si ha tempo, quiete ed un computer davanti eppure ci si trova ad un punto morto, che non sembra voler portare da nessuna parte, nemmeno al cimitero.
Per una donna, è un po’ come quelle sere in cui l’ora di preparazione usuale prima di un’uscita si duplica immediatamente dopo aver aperto l’antina dell’armadio e aver realizzato che anche quella sera sarà una dura battaglia con la modella che si vorrebbe essere ed il riflesso nello specchio che, proprio quel giorno, è troppo gonfio per un vestitino e troppo basso per un paio di jeans. Hai migliaia di vestiti eppure nessuno ti sta bene, o meglio, nessuno di quelli ti convince: il nero ti fa sentire grassa, il rosso è troppo scollato, il corallo è troppo estivo ed il bianco troppo trasparente per una serata con le amiche, il giallo ti fa sembrare l’ape maia e il verde speranza… magari nella speranza di uscire in orario puoi fartelo andare bene, ma decisamente devi comprare qualcosa di nuovo. Così succede con le parole, scrivi frasi, le cambi, poi cancelli, riscrivi, ti blocchi, sigaretta, un’altra frase, e alla fine scriverai qualcosa, ma quell’articolo rimarrà sicuramente nella categoria di quelli usciti male, che se potessi non pubblicheresti nemmeno. Dopo la terribile constatazione del “non ho niente da mettermi” ognuno ha collaudato la propria reazione: c’è chi fissa l’armadio per dieci lunghi minuti sperando che il gatto ci entri e come per magia faccia cadere il vestito perfetto, chi si precipita a sfogliare riviste di moda alla ricerca di un’ispirazione, chi fruga nell’armadio della madre, chi decide di non uscire e chi rimanda il problema iniziando dal trucco; ma nonostante le diverse guide alla sopravvivenza auto redatte sappiamo che nessuna di noi è e sarà mai immune alla tragedia. Allo stesso modo succede con gli scrittori: c’è chi fissa la pagina bianca di word, chi accende la radio, chi esce a farsi una passeggiata e chi, più realistico e memore delle lezioni di Baudelaire, sostituisce la tazza di the che accompagna i suoi momenti di riflessione con i bicchieri di vino.  Come per la crisi del guardaroba e la crisi di mezza età, si dice che sia un male con cui ognuno si scontra nel corso della vita, e a cui ognuno trova una soluzione diversa,  perchè pare che non esista un prontuario a riguardo. E così, un po’ come per le relazioni amorose, ognuno trova il proprio antidoto solo una volta che ci si trova davanti e si decide a vincere la battaglia. Ripensandoci il blocco dello scrittore esiste in qualsiasi aspetto della quotidianità: ci sono momenti nella vita in cui tutto è confuso e tra nebbie di preoccupazioni e montagne di paure non riusciamo a trovare qualcosa di sensato da dire, da fare, anche solo da pensare. Momenti in cui la distanza tra noi e un obbiettivo non è molta, ma il vero ostacolo sembra essere capire quale sia il piano perfetto da attuare e soprattutto, tra la miriade di genialate e furbizie, da dove cominciare.  Così ci si trova lì, indecisi, confusi, e  bloccati.
Ma se l’uomo è riuscito a volare, ad andare sulla luna, a creare congegni tecnologicamente complessi come i computer, ad addomesticare le tigri, e a fare dei pantaloni con i risvoltini una moda maschile; com’è possibile che ancora non siamo riusciti a scoprire le regole per superare Situazioni Esistenziali
Complicatamente Indecise? Possiamo pagare le bollette con un click ma non siamo capaci di buttarci a parlare con uno sconosciuto, possiamo parlare e vedere chi sta dall’altra parte del globo, ma non siamo capaci di affrontare il rischio di un rifiuto, possiamo addirittura cambiare il nostro genere ma non siamo capaci di guardare alla gentilezza senza secondi fini.  Siamo davvero una generazione di stupidi viziati, nati con la camicia, Gucci per di più, tra le comodità del dopo guerra? Forse abbiamo solo bisogno di svegliarci, liberarci dalle paure e lasciare che la vita ci blocchi continuamente, per scrivere da noi le 10 regole di come vincere il blocco, e ripartire a mille. Rettifico, forse gli articoli che nascono dai blocchi andrebbero catalogati nella categoria “migliori”.


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